“Un accordo positivo sotto tutti i punti di vista che lancia un segnale importante alla filiera e può rappresentare l’inizio di un nuovo percorso all’ insegna della programmazione, della condivisione degli obiettivi, del riconoscimento dei ruoli”. Federica Argentati (nella foto), presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, commenta così l’accordo sottoscritto lunedì a Catania con l’assessore all’ Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea Dario Cartabellotta per sostenere l’organizzazione della filiera agrumicola regionale per la produzione di succhi di agrumi di qualità.
Al patto ha dato la sua immediata adesione l’industria di trasformazione messinese Agrumi-Gel che si è impegnata a sottoscrivere con le Organizzazioni di produttori un contratto pluriennale che prevede il pagamento delle arance rosse destinate ai succhi pari a 15 centesimi al chilo già a partire dalla stagione in corso.
Parola d’ordine: organizzazione
“Questa intesa “quadro” – spiega Argentati – traccia un percorso e crea degli spazi affinché si possano stipulare accordi tra imprese. Viene lanciato un messaggio chiaro: bisogna organizzare il sistema oppure, dopo una stagione andata male per vari motivi, il rischio è che le cose possano ulteriormente peggiorare in futuro. Le aziende e le industrie di trasformazione debbono programmare per tempo e calendarizzare i conferimenti in base alle necessità, non è più tempo di improvvisazioni. Bisogna fare squadra giocando al meglio nei rispettivi ruoli”.
“Per quanto concerne il Distretto che, sebbene riconosciuto dalla Regione finora non si era mai affermato, l’accordo di lunedì rappresenta un segnale importante: auspichiamo possa essere l’avvio di un vero percorso di sviluppo in un’ottica Distrettuale”, aggiunge Argentati. Che spiega così i motivi di una stagione commerciale con molte ombre e poche luci: “produzione superiore alla media, calibri piccoli, problemi strutturali, concorrenza estera, mettiamoci anche le conseguenze della “Tristeza”: tutti elementi che hanno contraddistinto in negativo la campagna comportando remunerazioni basse ai produttori. I quali, se non riescono a recuperare almeno i costi, difficilmente possono investire. Naturalmente c’è anche chi ha quanto meno tenuto le posizioni, mi riferisco in particolare alle realtà strutturate che si avvalgono delle denominazioni d’origine. Ma i “piccoli” hanno sofferto molto, a conferma del fatto che occorre organizzarsi per affrontare le sfide del mercato globale e incrementare la quota di prodotto certificato nell’ ottica di distinguersi e ottenere reddito, proponendosi in maniera aggregata e credibile nei confronti della moderna distribuzione”.
Gli obiettivi dell’accordo
L’accordo stipulato a Catania si prefigge numerosi obiettivi, tutti riportati nero su bianco: utilizzo e valorizzazione delle produzioni certificate IGP, DOP e biologiche agrumicole; realizzazione di un unico disciplinare per la produzione di succhi di agrumi prodotti in Sicilia “Qualità Sicura”; adozione di adeguate pratiche colturali attraverso la diffusione di linee guida finalizzate al miglioramento del livello medio qualitativo delle produzioni di agrumi siciliani; garantire adeguate remunerazioni alle produzioni regionali di agrumi siciliani e derivati certificati; organizzazione di un sistema di certificazione della qualità merceologica ed igienico-sanitaria delle materie prime e dei prodotti trasformati; organizzazione di un sistema di tracciabilità e rintracciabilità delle produzioni; formazione e qualificazione delle figure professionali; valorizzazione e promozione della filiera e delle produzioni certificate; valorizzazione dei derivati dell’industria di trasformazione e degli scarti nell’ ambito della filiera agro energetica; valorizzazione delle forme di produzione aggregate e delle filiere che a partire dall’ accordo si danno programmi di sviluppo e internazionalizzazione attraverso formule di marketing territoriale.